Continuano i lavori del nuovo progetto della Fabbrica Alta di Schio, un progetto di studio per la rigenerazione del complesso industriale formato dalla fabbrica stessa e dal Lanificio Francesco Rossi.
Oggi, 09 giugno 2017, l’edificio voluto da Alessandro Rossi nel 1849 e progettato dall’architetto belga Vivroux nel 1861 ha ospitato il seminario “Fabricaltra, l’arte di ripensare da dentro – Il percorso di rigenerazione culturale di Fabbrica Alta”.
L’evento è stato introdotto dalla Prof.ssa Bernardetta Ricatti, storica, che ha guidato i partecipanti nella visita del complesso, un edificio di stampo europeo, con però uno stile vicentino severo, che ricorda lo Scamozzi. Disse Alessandro Rossi, presentando l’opificio dedicato al padre (da qui la data 1817 sulla facciata, anno di fondazione dell’impresa), che la Fabbrica Alta aveva “330 finestre e 52 abbaini” e che all’ultimo piano vi rammendavano “120 donne”. Proprio la presenza femminile era uno degli esempi di modernità di questo complesso industriale. Non solo uno stabilimento all’avanguardia della tecnologia (nel 1889 fu uno dei primi esperimenti di illuminazione elettrica) ma un avamposto dell’emancipazione femminile.
Il Sindaco Valter Orsi ha riassunto il nuovo progetto della Fabbrica Alta di Schio. L’idea è nata nel 2016 per capire come intervenire su questo immobile di grande valenza storico e sociale per la città. Per questo è stato creato un comitato tecnico scientifico, presieduto dal Prof. Fabrizio Panozzo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e composto da esperti di varie discipline, dalla storia all’economia, dall’architettura all’urbanistica. La richiesta dell’amministrazione comunale è quella di riqualificare la Fabbrica Alta in un’ottica di sostenibilità economica, in modo che essa diventi spazio vivo e utilizzato. E ricollegandosi a questa esigenza, il Prof. Fabrizio Panozzo ha citato alcune ristrutturazioni simili in Veneto. Ristrutturazioni perfettamente a norma, architettonicamente ineccepibili, ma vuote e inutilizzate. L’economista ha rintracciato nella “sconnessione tra l’idea degli esperti e le memorie e le volontà degli abitanti il motivo per cui alcuni interventi falliscono. Se non c’e connessione con la comunità locale, il fallimento é garantito”. La sfida é quindi la rigenerazione, non la semplice ristrutturazione.
L’Architetto Chiara Testoni ha quindi presentato il progetto di restauro e recupero funzionale del complesso benedettino dei chiostri di S. Pietro a Reggio Emilia. Grazie all’utilizzo di fondi europei POR FESR, il progetto di rigenerazione urbana di questo edificio è basato innanzitutto sul recupero, con interventi minimi, di edifici esistenti, da utilizzare come polo culturale. Inoltre è prevista la demolizione e ricostruzione di nuovi spazi destinati a laboratorio aperto, in quanto macchina funzionale e polarizzatore di nuove attività e servizi per la città.
Il Prof. Marcello Balbo ha ricordato come gli spazi inutilizzati nelle città non siano solo dei problemi, ma anche delle opportunità. Ma, poiché le amministrazioni pubbliche non hanno più la disponibilità economica per intervenire, è necessario “mobilitare le risorse locali, sia in termini economici che sociali. Bisogna mobilitare la società locale perché sia motore e attore della rigenerazione. E per mobilitare bisogna inventare, ci vuole immaginazione.” Secondo l’urbanista milanese, i giovani sono gli attori ideali per inventare e “rompere le regole”, mentre l’amministrazione locale deve “sostenere ed accompagnare”. Imprescindibile infine, ha concluso il Prof. Balbo, che all’interno della Fabbrica Alta rigenerata ci sia un locale di ritrovo, ma non uno qualunque, bensì “un bar o un ristorante immaginifico“.
La Dott.ssa Foscara Porchia ha presentato il progetto alla base del suo assegno di ricerca universitario, riassumibile nella domanda “come si rigenera culturalmente e socialmente un manufatto di archeologia industriale affinché torni un riferimento per la comunità locale?”. Proprio perché i progetti per la Fabbrica Alta siano espressione della volontà della comunità locale, è stata indagata la percezione che gli abitanti della zona hanno dell’edificio. Le risposte hanno rivelato come le idee di riuso della Fabbrica Alta, diffuse tra gli scledensi, siano più luoghi comuni che soluzioni creative. La sensazione è che la comunità locale pensi che la Fabbrica Alta sia “sacra e intoccabile“. Si è notata una resistenza ad intervenire su questo immobile, quasi come se la Fabbrica avesse già una sua personalità ben precisa. “La Fabbrica è Alta, così alta da non farsi vedere dalla comunità. È come se vi fosse un problema di natura percettiva, di sensibilità della comunità verso la fabbrica”.
Da questa analisi parte il nuovo progetto della Fabbrica Alta di Schio, “Fabricaltra”, attraverso:
– l’identificazione degli spazi utilizzabili e la realizzazione di interventi di massima di manutenzione che ne permettano l’accessibilità;
– lo sviluppo di un programma di attività culturali artistiche site-specific, con l’obiettivo di lavorare sulla visibilità dell’edificio, sulla rielaborazione di una memoria condivisa e sulla verifica di nuovi scenari di riutilizzo/non riutilizzo consapevole.
Il nuovo progetto della Fabbrica Alta di Schio avrà un suo logo e vedrà la collaborazione di artisti e creativi che “illumineranno” e “faranno parlare” la Fabbrica Alta. La Fabbrica Alta si animerà di una serie di microeventi, di mini incursioni che la faranno diventare più fruibile non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente.
Tra gli eventi in programma:
– la terza edizione della Fabbrica del Giardino, dal 24 al 25 giugno;
– i laboratori teatrali per le classi 3^-4^-5^ delle scuole primarie di Schio, attivati dalla Bottega dell’Arte di TAM Teatromusica;
– i laboratori di formazione per attori professionisti di TOP Teatri Off – prossimo evento, aperto al pubblico, sabato 17 giugno, informazioni presso la Fondazione Teatro Civico di Schio;
– le passeggiate animate con letture, del progetto Itinerari letterari di Dedalo Furioso (previste per il 25 giugno, 9 luglio e 23 settembre).