Si è tenuta stasera, giovedì 21 settembre 2017, presso la sede di Fondazione Palazzo Festari, a Valdagno (VI), la presentazione del libro Paesaggi delle Venezie. Il testo, primo di una quadrilogia, raccoglie il lavoro di 62 studiosi ed esperti, coordinati dal Prof. Giorgio Cracco, storico valdagnese di indiscussa fama.
Alla serata ha partecipato proprio il Prof. Cracco, Professore di Storia nelle Università di Padova e Torino e membro dell’Accademia dei Lincei, coadiuvato dal Presidente della Fondazione, Prof. Paolo Gurisatti, studioso di economia industriale ed esperto di distretti, e dal Prof. Stefano Munarin dello IUAV, un professionista che si occupa di trasformazione del territorio urbano e che collabora con l’amministrazione valdagnese in progetti di riqualificazione di aree e immobili.
Il Prof. Eliseo Fioraso, nell’introdurre i relatori, ha apprezzato innanzitutto la possibilità di ritornare a parlare di Venezie dopo che in questi anni la nostra area è stata sempre individuata, genericamente, come Nordest. In questo modo diventa agevole riprendere il ragionamento relativo alla macroregione composta da Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Nel salutare tutti i presenti, l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Valdagno, Michele Cocco, ha lodato il lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Palazzo Festari, che ha saputo tener viva la visione di scenari legati all’area metropolitana del Veneto.
Per il Prof. Gurisatti, Paesaggi delle Venezie é un primo e valido strumento che ci consente di guardare prospetticamente al territorio, un libro che cerca di dare una risposta a tre domande. La prima è quale sia stato l’impatto dello sviluppo industriale ed economico del secolo scorso nelle Venezie. È infatti evidente come le infrastrutture nelle Venezie siano state forgiate a misura dell’industria, la quale, nel tempo, ha richiesto sempre più strade. Nell’Alto Vicentino, rispetto ad altre aree del Nord Italia, si é data prioritá alle piccole e medie imprese manifatturiere. Ciò, dal punto di vista strettamente economico, ha sicuramente garantito un rendimento del terreno, a metro quadro, superiore a quello offerto dalle colture agricole. Ma la conseguenza é stata la modificazione del paesaggio in una direzione unica. In questo modo si è avuto uno svuotamento delle funzioni della montagna e il bosco si é ripreso i pascoli e i terrazzamenti. Sotto il profilo turistico, le nostre città d’arte, in primis Venezia, si sono trasformate in destinazioni per il turismo di massa, subendo le conosciute conseguenze sotto il profilo ambientale.
La seconda domanda è quale sia l’eredita che lasciamo alle future generazioni. Viviamo adesso in un contesto produttivo incerto, dove sono sempre più forti le spinte per trasformare la manifattura tradizionale in una piu tecnologica, con meno scarti e infrastrutture di minore impatto sul territorio. Ai nostri figli e nipoti, ha proseguito il Prof. Gurisatti, stiamo lasciando numerosi debiti: dal debito pubblico a quello privato, dal un sistema di servizi costoso a un sistema di welfare poco efficiente, dal progessivo deterioramento del patrimonio immobiliare al debito ambientale.
Pertanto, e questa è la terza domanda, cosa possiamo immaginare delle Venezie, cosa possiamo fare per ridurre il peso di questi debiti per le future generazioni, cosa possiamo fare di questo territorio per aiutare le future generazioni?
Il territorio futuro immaginato in Paesaggi delle Venezie é un paesaggio metropolitano. Bisogna riorganizzare il Veneto in un’ottica metropolitana, senza però imitare le grandi citta concentrate. È necessario andare oltre l’ottica locale: i Comuni sono detentori di una identità e per questo vanno mantenuti. Ma, al contrario, le Province sono una sovrastruttura non funzionale ad un’area metropolitana.
Ecco che il libro può diventare uno strumento di politica economica e di pianificazione territoriale. Paesaggi delle Venezie ci può aiutare ad immaginare il futuro, può essere una guida per le amministrazioni locali al fine di proiettare la nostra Regione verso un futuro più promettente.
Il Prof. Giorgio Cracco ha spiegato poi come è nata l’idea di questo libro. Paesaggi delle Venezie ha preso vita nel contesto dell’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa di Vicenza, fondato da Gabriele De Rosa nel 1975. Il concetto di Venezie è antico, parte dai tempi dell’Imperatore Augusto. Già da allora il nostro territorio era un crocevia del mondo.
Nel creare questo testo si è adottato il criterio del repertorio, dell’enciclopedia, ed è per questo che può essere un libro utilissimo per scuole ed università. Ma non un’enciclopedia che racconta il “sapere” organizzato e definito, bensì un’enciclopedia che descrive il “sapere” magmatico, in divenire. È proprio in questo secondo modo di fare enciclopedia che si introduce il rapporto tra persona e paesaggio. L’enciclica papale “Laudato sii” è un esempio di questo approccio: Papa Francesco parla del grido della terra e del grido della gente povera.
Il motivo ispiratore di Paesaggi delle Venezie, ha concluso Cracco, si riassume nel titolo che il professore ha voluto dare al suo contributo: “Torneranno i prati“.
Il Prof. Stefano Munarin, riprendendo le parole del Prof. Fioraso, ha confermato l’ottima scelta del titolo e dell’accezione “Venezie”. Il concetto di Nordest, al contrario, presuppone che ci sia un “centro” che il nostro territorio si collochi al margine di questo “centro”. Invece il concetto di Venezie non ci mette in correlazione ad altro, bensì ci parla dei nostri caratteri interni.
Il nostro territorio, ha spiegato Munarin, é interessante per il suo pluralismo insediativo: in pochi chilometri si può vivere in un centro storico medievale, oppure in un borgo, in pianura, in collina, in una zona industriale. In poche ore di auto si va dal mare alle Dolomiti. Questa condizione é molto particolare, non abbastanza studiata, ed è una condizione che va valorizzata sotto il profilo dell’attrattività, sia verso le imprese che verso i cittadini.
Il contributo di Munarin, nel testo, é diviso in tre parti. La prima parla di “strati“: abitiamo infatti un territorio che è stato rilavorato negli ultimi 3000 anni,dove ci sono diversi strati di territorio, di epoche diverse. E questi strati oggi si riconoscono proprio per le forme insediative diverse.
Nella seconda parte si parla di “riuso e riciclo” in senso immobiliare. Questo significa manipolare creativamente quello che abbiamo, perchè quello che abbiamo non é piu solo patrimonio da restaurare e tutelare. Un capannone industriale dismesso non ha un valore architettonico diretto, ma solo in relazione ai diversi ri-usi a cui può essere destinato. Oggi dobbiamo immaginare come riusare e reinventare questi spazi.
La terza parte è incentrata sulle “energie sociali ed economiche“, grazie alle quali il terrotorio può diventare attrattore di cittadini.
È inutile, ha concluso Munarin, paragonare il Veneto a realtà come Los Angeles. Il Veneto assomiglia di più a certi territori del Belgio, alla zona nord del Portogallo. È inutile puntare a modelli che sotto il profilo storico e sociale sono profondamente diversi. L’importante é creare un progetto di riorganizzazione e creazione di una città metropolitana in cui tutti si riconoscano.
A fine serata è stata data la parola al pubblico, che ha rivolto ai relatori alcune domande. Tra le altre, è stato chiesto anche se questo progetto di Paesaggi delle Venezie abbia una valenza politica. La risposta a più voci dei relatori è stata univoca: è certamente un progetto politico, ma non nel senso di schieramento, bensì di strumento di armonizzazione di un unico territorio che condivide storia, valori e competenze. Da qui è necessario partire nella logica dell’area metropolitana tanto auspicata.